LA PSICHE POETICA - COSTELLAZIONI

L’INTELLIGENZA PROFONDA

Dentro di noi esiste un'Intelligenza Profonda, sottile, che sa il fatto suo.

Ce ne dimentichiamo troppo spesso, presi come siamo dai nostri pensieri, dalle nostre paure, giudizi, dal nostro "programmare la vita". Eppure, fermiamoci un attimo, proviamo ad uscire dal continuo "fare per non sentire",  e  accomodiamoci al nostro interno, in uno spazio più ampio, più comodo, partendo proprio dalla posizione del nostro corpo, seduti. Sembra una stupidata ma bastano davvero 5 minuti per cambiare l’atteggiamento e la percezione. 

Ecco, ora percepisci e osserva come, con soli tre respiri lenti e profondi che arrivano in pancia, il tuo stato di coscienza  è già cambiato. 

Bene, ora trova uno spazio ancora più comodo al tuo interno, permettiti pure di fare qualche aggiustamento con il corpo per allentare eventuali tensioni e percepisci bene la superficie di appoggio sulla quale ti trovi in questo momento. tutti i punti di appoggio del tuo corpo. lascia andare le tensioni più che puoi.

Ora, scegli un oggetto  fisico che rappresenti la situazione che ti crea fastidio e disagio e mettilo davanti a te. Puoi anche solo immaginarlo. Osservalo e percepiscilo. Come si manifesta all'interno del tuo corpo? è un dolore fisico? un emozione? ansia? una tensione? Dei pensieri fastidiosi?  Bene, respiraci dentro. Osserva questa configurazione disarmonica che senti su più livelli: fisico energetico, emotivo, mentale, psichico. 

E’ esattamente come fare una fotografia. 

Perfetto, hai fatto bene, ora lasciala andare e se vuoi togli questo primo oggetto-rappresentante, altrimenti puoi lasciarlo lì dov'è mentre esegui la seconda parte.

Ora, scegli un altro oggetto da mettere ancora davanti a te, che rappresenti l'Intelligenza profonda, amorevole e fiduciosa che, giorno dopo giorno, crea il tuo corpo, rigenera le tue cellule, ti permette di restare vivo e in salute, ti fa incontrare le persone giuste sul tuo cammino, ti fa sognare, e ti porta verso la tua più piena realizzazione. Puoi anche semplicemente immaginarla, quindi lascia che arrivi un’immagine o una sensazione. 

Quest’intelligenza SA cosa è giusto per te e se l'ascolti SA guidarti, SA il fatto suo anche quando sei in difficoltà. È ciò che ti mette in contatto con le tue risorse e con la tua profondità, è una forza armonica ed espansa. Essa è il filo d’oro nelle situazioni più difficili. Senti come ti sorride. Bene.

Appoggia una mano sul petto e percepisci pienamente questa presenza amorevole e fiduciosa dentro di te, espandi questa sensazione armonica all'interno del tuo corpo, falla risuonare con le tue cellule, rimani a contatto con questa sensazione durante la tua giornata e lasciala agire al tuo interno come un balsamo che cura. 

Allena la tua attenzione profonda, allena il tuo sentire e non permettere alla mente di trarti in inganno.

LA PSICHE POETICA
ARDORE e FUOCO VITALE

Succede che, ad un certo punto, mentre sei immersa/o nel dolore nella paura, nell’ansia, nello sconforto, nel senso di colpa, in una gabbia percettiva che sembra senza vie di uscita, una voce amorevole ti dice: “guarda che non sei la vittima degli eventi, tutto ciò che stai vivendo era già dentro di te, devi solo decidere di attraversarlo perché solo tu puoi farlo e hai le risorse”. 

Ed è allora che scatta qualcosa: arriva la  visione giusta, percepisci la fiducia e l’amore di chi ti è accanto e dal tuo interno emerge una visione e un’intuizione profonda, riconosci ancora una volta che ogni cosa che ti capita è perfetta così com’è,  anche quelle che fanno più male. A volte,  se sei arrivata/o lì, molto probabilmente avevi bisogno di quella sveglia, di quel colpo, di quel “qualcuno” che ti butta in acqua senza aspettare che tu sappia nuotare e ti dice “E’ così che si impara!!! Ahahah”. Ed è allora che, se vai nel profondo, oltre la rabbia, la frustrazione, lo stress per il colpo inferto, riconosci che la vita non stava aspettando altro che te, il tuo lasciare andare tutti i pretesti, il tuo “SI, ci sono, senza ma, e senza se, sono qua per te cara vita, per ritrovare il nostro rapporto Sacro, sono qua e voglio guarire, sono qua e voglio vivere bene e pienamente. Tu ed Io, Io e Tu legati da un rapporto creativo-erotico profondo”. 

Ed è allora che la risposta dell’esistenza arriva con ancora più forza facendo risuonare al tuo interno un Fuoco e un ardore che non ricordavi più. Lui è il tuo migliore amico. Proprio così. Era necessario morire, e morire bene, per rinascere ancora più viva/o. Ecco che arriva la Gratitudine ed il senso del Sacro, e il tuo sguardo riacquista immediatamente la magia e l’ardore che sembravano essere andati perduti. 

E’ allora che capisci che è il tuo atteggiamento che cambia le cose, che le riempie di Fuoco,  le vivifica e le riempie di anima.

PSICHE E NATURA

Gli antichi sapevano bene che la natura ha un potere guaritore

ESPERIENZA PRATICA:

Se abiti vicino ad un fiume o un giorno ti trovassi nelle vicinanze di un piccolo o grande corso d’acqua, prova a fare questa esperienza. Ricorda che già quando entri in un bosco, stai entrando in un luogo sacro, un luogo di Forze, le stesse forze ed elementi che ti abitano. Con grande consapevolezza incamminati verso il fiume. Percepisci che ogni passo che fai ti permette di sperimentare una connessione sempre più profonda con il bosco e le sue Forze. Ecco, ora hai davanti il corso d’acqua. Fermati, mettiti in piedi in una posizione comoda e osservalo, contemplalo. Bene, ora immagina di entrarci dentro e fermati a sentire. Come senti l’acqua? Fredda? La senti scorrere?  Dove la senti nel corpo? come un flusso ? come una spinta? Bene. Percepisci. Ora permetti all’acqua di scorrere attraverso tuo corpo,  lasciale fare il suo lavoro. Permettile di risalire dalle gambe fino alla schiena, alle spalle, e in cima al capo e poi di ridiscendere. Visualizza tutto ciò molto lentamente e chiedile di portare via tutto ciò che non serve, di placare gli eccessi di fuoco che provi durante la giornata, le piccole o grandi rabbie,  di curare le infiammazioni e gli eritemi, di aiutare a fare scorrere la tua energia e liberarti da detriti, emozioni e pensieri che non ti servono più e dona tutto al fiume, al corso d’acqua. Chiedile di insegnarti a scorrere, a fluire e a non trattenere, di farti tornare leggera/o e si grata/o. 

Concediti il tempo necessario, e quando senti che l’acqua ha finito ringrazia il fiume e torna a camminare  dolcemente e consapevolmente, portando con te la sensazione che l’acqua ti donato. Fa che le tue cellule l’assorbano e stai nel silenzio in relazione con il bosco

L’INIZIO - BACCHETTA MAGICA E POTERE PERSONALE

ESPERIENZA PRATICA

Siedi comodamente e mettiti in una posizione che ti permetta di rimanere in ascolto del tuo corpo e chiudi gli occhi. Percepisci la superficie sulla quale sei seduto e i punti di appoggio del corpo su tale superficie. Puoi allentare i muscoli e le loro tensioni, permettiti di fare tre respiri profondi. Bene. 

Non partire dallo sforzo di voler rilassarti o di voler cambiare quello che porti dentro in questo momento. Ciò che si presenta qui e ora è il tuo materiale di lavoro, anche se è qualcosa di negativo, o una condizione esterna che non ti piace. 

Ora, percepisci nel corpo la configurazione disarmonica di fastidio o di dolore che si crea. Dove la senti? In quali aree del corpo? come la senti?  Di che qualità, colore, materiale, temperatura è composto questo dolore o fastidio? Esplora. Che età ha? 

Ok, prendi nota e scatta una fotografia. Non aver paura di entrarci dentro e respira. 

Ora, ricorda che anche in questa situazione non sei solo, le risorse sono proprio lì vicino a te. Guarda bene di fianco a te. 

L'avevi dimenticata, ma proprio lì c' è il tuo oggetto di potere, c'è la tua bacchetta magica. Ci giocavi da bambino, ti ricordi. 

E’ un oggetto estremamente potente e ti permette di trasformare la tua realtà interiore, e quindi quella esteriore. Bene, è il momento di prenderla in mano. Osservala bene e assaporane la consistenza al tatto. Percepisci cosa sta succedendo nel tuo corpo semplicemente tenendola in mano. 

La tua energia sta cambiando? le tue emozioni e i tuoi pensieri? lasciati attraversare questo  potere, è il tuo, non temerlo.  Lasciati sorprendere da quanto velocemente le cose dentro di te possono cambiare. Bene. 

Tieniti ora pronto per compiere una piccola magia. Attraverso il potere della tua bacchetta, sempre tenendola in mano, immagina di contattare la  polarità opposta rispetto alla configurazione disarmonica che stavi percependo poco fa, immagina di risvegliare la forza sopita sotto il blocco, risveglia il vortice di segno opposto rispetto a quello che ti sta portando giù nella disarmonia, che sta esaurendo la tua energia. Perfetto, ora non mettere limiti alla tua immaginazione, poiché attraverso la bacchetta puoi desiderare quello che vuoi, la tua piena guarigione, la tua realizzazione, il tuo benessere etc. 

Probabilmente adesso sei entrata/o in una configurazione maggiormente armonica e di benessere. Che differenze senti rispetto a poco fa? È cambiato qualcosa? Nota come è cambiato? Energia, sensazioni, emozioni, pensieri, immagini, intuizioni. 

Stai recuperando il tuo potere personale che ti mette in risonanza con la tua piena realizzazione, con le tue risorse, con il tuo talento, con la tua creatività ed il tuo benessere, con la tua luminosità. 

Respira porta tutte queste qualità nelle tue cellule, nei tuoi organi, nel tuo corpo. Potrebbe sorprenderti l’immediatezza di questo processo. Ora scatta una fotografia e prendi coscienza della configurazione armonica che si è creata su tutti i livelli: fisico, energetico, emotivo, mentale, e il contatto con la tua Sorgente. 

Quindi,  sempre attraverso la bacchetta richiama la configurazione disarmonica di prima e immagina di riassorbirla al centro del tuo cuore. 

Ricorda che il cuore è  il Grande Trasformatore. Immaginalo luminoso, in grado di accogliere  anche la disarmonia, sia essa un pensiero, un'emozione, una sensazione, un dolore fisico o un immagine. Quindi, sempre dal cuore osserva con amorevolezza gli ostacoli, le difficoltà, le situazioni dolorose che stai vivendo in questo momento. Immagina di emanare cura e compassione verso queste disarmonie, ma soprattutto percepisci che tutte queste difficoltà ti stanno forgiando, stanno forgiando la tua anima, sono le difficoltà che la tua anima ha scelto per arrivare alla sua piena realizzazione, e che le permettono di crescere. Benedicile (dì bene di loro). Ora, ritrovandoti con questa nuova energia e consapevolezza hai due scelte. 

La prima è dimenticare tutto. È la scelta più semplice

La seconda è riconoscere che il viaggio dell’Eroe del risveglio è appena cominciato: la meta è il tuo Sé, la tua piena realizzazione, e il sentiero e l’avventura ti sta aspettando. Percepisci che sei già in risonanza con la tua metà, non puoi fare altrimenti se non raggiungerla. La tua bacchetta pulsa nelle tue mani. Ora, con molta consapevolezza puoi muovere il primo passo da risvegliato. Il Viaggio è iniziato

LA PSICHE NATURALE – LA TERRA CHE CURA

ESPERIENZA PRATICA

Puoi fare quest’esperienza in un bosco, in un giardino, in un parco su un prato. Oppure, se sei impossibilitata/o, puoi immaginare di trovarti in un luogo di natura. È una pratica molto semplice e reca beneficio quando si è stressati, ansiosi.  Ora, nel caso ti trovassi in uno dei luoghi sopracitati, cerca un posto comodo  dove puoi sdraiarti. Fa che sia la tua parte più istintiva a scegliere. Non appena l’hai trovato, sdraiati. (Nel caso non volessi sporcarti puoi portare un telo, anche se personalmente ti consiglio di non mettere niente tra il tuo corpo e la terra su cui poggia di modo da facilitare lo scambio). Chiudi gli occhi  e fa in modo che la maggior parte della superficie dorsale del tuo corpo sia a contatto con la terra. Bene. Lascia andare  e allenta la muscolatura, rilassati, e goditi l’esperienza. 

Percepisci uno dopo l’altro i punti di contatto del tuo corpo sdraiato con la superficie della terra e fa in modo che il respiro arrivi profondamente e lentamente a ricalcare questi punti. Percepisci l’espansione della superficie della zona del dorso corpo verso cui stai direzionando il respiro. 

Ad ogni espirazione senti che puoi lasciare andare un po’ di più. Bene, sentirai ora le tensioni allentarsi e scendere verso il basso, come se il corpo si fidasse sempre più della terra. 

Bene, senti il corpo che sprofonda sempre di più a contatto con la terra, che lo sostiene, lo accoglie, lo abbraccia. Percepisci che non stai facendo alcuno sforzo, semplicemente ti fidi della terra e lasci andare tutti i pesi e le tensioni che ti sei portato durante la giornata. La terra semplicemente accoglie. Arrenditi a lei e alla sua gentilezza e profondità. Percepisci che man mano che lasci andare i pesi aumenta il senso di rilassatezza e di benessere. Ora ti senti abbracciata/o dalla terra, accudita/o. Ti stai alleggerendo. 

I reni e le ghiandole surrenali stanno rilasciando la tensione e lo stress. Il respiro è diventato più calmo e profondo senza che tu mettessi l’intento. Sei entrata/o in un processo, in una relazione profonda con la terra, che accoglie e trasforma. Essa ha un grande potere: riesce a trasformare, decomporre, ricomporre, nutrire, e  riportare in vita in una nuova forma. Lascia che avvenga questo scambio e che tutto si compia nella relazione, semplicemente fidati e abbandonati.

Lasciati abbracciare da questo grande potere. Qualsiasi conflitto ti stavi portando dietro, qualsiasi lotta, lasciala scendere giù nelle sue profondità. Ci sta pensando lei, lo sta trasformando. Meno interferisci con la tua attività di pensiero, e più il tuo ritmo rallenta, più la terra accoglie trasforma ciò che le porti. 

Ora sei molto rilassata/o, potresti quasi addormentarti, il tuo corpo prova un grande benessere. Ti trovi in un territorio del tuo essere dove il conflitto e  la dualità  sono svaniti, come dissolti. Sei andata/o oltre, in una zona della psiche dove è possibile risolvere la dualità. Hai cambiato stato di coscienza. Ora sei in uno stato di coscienza differente da quello nel quale si è creato il problema. Sei tutt’uno con la terra e con la Natura attorno a te. Respira e gioisci di questo stato naturale di unità con ciò che hai attorno, registralo nelle tue cellule e mantienine vivo il ricordo.  

Bene. Percepisci il corpo rinvigorito, ricaricato e con più energia. La terra te ne ha donata molta. Più i tuoi muscoli sono allentati, più possono ricaricarsi di nuova energia. Bene.

Pian piano, riprendi contatto con il luogo in cui ti trovi, i suoni, la luminosità che arriva dall’esterno, e riinizia a muovere lentamente gli arti partendo da piccoli movimenti di mani e piedi. E gentilmente puoi girarti su un fianco per poi metterti seduta/o. Molto bene. 

Ringrazia per l’esperienza curativa e di scambio che hai avuto con la terra.

LA PSICHE NATURALE – ECOLOGIA PROFONDA

Nel nostro universo interiore esiste un'anima fortemente connessa al mondo della natura. Ogni volta che vai in un bosco, ogni volta che sei in natura se stai attento puoi accorgertene, la puoi sentire, ti chiama a gran voce e prorompe nel tuo corpo.

Quante volte, entrando in un posto di natura, dopo qualche minuto hai iniziato a sentirti a meglio, più leggero. Facci caso. Il tuo corpo inizia a respirare più profondamente; sembra quasi che siano le tue cellule a respirare. Al tuo interno si crea uno spazio che prima non c'era. 

Visivamente, guardandoti attorno, hai una sensazione di sospensione, come se tutto attorno a te rimanesse sospeso, parte di una bellezza senza tempo. Quasi riesci a sentire l'armonia di ogni elemento che ti circonda, la musica che ogni albero o foglia emana. Il respiro è libero e pieno. Improvvisamente è come se tutti i pensieri e lo stress che ti portavi addosso scompaiono, e un raggio di sole, facendosi spazio tra i rami degli alberi, arriva ad illuminare il tuo cuore e lo riscalda. 

La sensazione è quella di aver contattato un momento eterno, era li che ti aspettava, e non puoi che esclamare: meraviglia!!!

Bene, ma cos'è successo?  Troppo spesso noi esseri umani ci dimentichiamo che siamo  un piccolo (anche se violento) sottosistema del macrosistema Natura all’interno del sistema Cosmo. 

Semplicemente, la tua anima naturale si è ripresa il suo giusto spazio al tuo interno. E ciò accade per una questione di “risonanza”, di “frequenza”. La Natura dell’ambiente esterno, come un potente risuonatore,  risveglia la Natura del tuo mondo interno.

Quindi accade, per un momento, che tutto ciò con cui eri identificato poco prima (problemi emozioni e pensieri) per un attimo viene messo da parte, come se non ci fosse spazio per quelle identificazioni, non sono più nel campo presente, o se ci sono le senti molto lontane. Hai cambiato mondo, ti sei sintonizzato con altre frequenze. 

Jung l’avrebbe chiamato il tuo "doppio", ovvero quella parte di te che in ogni momento, parallelamente, vive nella Natura,  in connessione con tutti gli elementi.

La tua psiche usa gli elementi della Natura che hai attorno per riorganizzarsi e per tornare armonica, in equilibrio e per riprendere a fluire.

Fantascienza? No, semplicemente psiche poetica ed empirica

E allora chiedi ancora più spesso a quella parte di te di essere presente nella tua vita, vai più spesso nel bosco, soprattutto ora che la Natura rinasce.

TRASFORMA LA TUA RABBIA 

Un’iniziazione al Fuoco della Vita 

Mentre ti senti arrabbiato, prova ad agire diversamente dal solito. Con un piccolo sforzo di cerca di isolare anche solo per qualche secondo il piano mentale e cognitivo (quindi togli per un attimo il giudizio sull’evento emotivo, fisico, energetico che stai vivendo, e il pensiero dell'oggetto verso cui è rivolta la rabbia) ed esplora questa emozione su tutti gli altri livelli del corpomente. Osserva, come si manifesta nel corpo, quale forma, colore, di che consistenza.. e sulla pelle, negli organi, quali sensazione energetiche e sottili, dove si manifesta l'emozione nel corpo, a quali altre emozioni è connessa, quali immagini pensieri, paure, credenze, ricordi famigliari, posture sono presenti in quel preciso momento e quali abiti fisici e verbali vorrei esprimere. Bene, ora prova ad attingere per un attimo al livello archetipico attraverso la tua immaginazione, e percepisci la rabbia sulla tua pelle come se stessi entrando in un Fuoco vivo, e quindi, come se fosse una prova, stacci dentro con la consapevolezza di stare vivendo una prova iniziatica, una vera e propria iniziazione al Fuoco Vitale. Questa è una grande esperienza trasformativa che aiuta a portare lo sguardo non solo all' esterno, ma anche al proprio interno

L’agguato

L’agguato che ci fa incontrare questa emozione è quello di farci perdere il controllo, di eclissare la nostra parte razionale.  A volte può arrivare a possederci del tutto, portandoci a violenza verbale o agita, verso gli altri (magari persone care) o verso se stessi e a conseguenti sensi di colpa, frustrazione etc. Sicuramente nella sfera del patologico, di fronte a questa fenomenologia, è  molto importante una forte opera di contenimento, poiché l’attivazione è troppo forte da gestire per il singolo individuo. 
l'agguato può presentarsi nel suo volto di eccesso, diventando ira accecante, furore, collera, esasperazione, ma può farlo anche in veste più latente e ombrosa, nei suoi aspetti di impazienza, fastidio, irritazione, diventando parte integrante della nostra personalità, quindi più difficile da osservare.

Mantieni il tuo Centro

Come nelle arti marziali, il lavoro transpersonale sulla rabbia è fondamentale per aiutarci a non perdere il nostro centro.  Innanzi tutto è importante allenare l’attenzione cosciente, e accorgersi quando arriva, poiché spesso e volentieri  l’attivazione, essendo governata da meccanismi cerebrali arcaici, è fulminea. Quindi è fondamentale allenare il nostro osservatore interno, il nostro testimone. 

Ogni emozione può essere una via evolutiva

Quando si persegue la strada della crescita interiore è necessario ricordarsi che ogni emozione, contenuto, pensiero, stato d’animo, se ci ricordiamo di nutrirlo con la giusta attenzione, è già evolutivo di per  sé. Ogni contenuto psichico è un’emanazione ad uno stato più o meno grezzo, un’impressione a grande carica energetica, del nostro Sé superiore. Quindi è molto importante reintegrare al nostro interno quel contenuto emotivo che finora abbiamo proiettato all’esterno. In particolare, a livello archetipico possiamo immaginare la nostra interiorità come un laboratorio, una fucina alchemica coi suoi forni di cottura e trasmutazione, e la rabbia come un fuoco interiore che costantemente forgia la nostra anima, forgia gli strumenti sottili, le qualità più elevate che ci consentono di procedere lungo il nostro percorso evolutivo. È il nostro guerriero interiore a venire forgiato. 

Accoglienza senza giudizio

Quindi, quando la rabbia arriva è fondamentale fermarsi, accoglierla profondamente, senza giudizio, e accogliere anche il senso di colpa che potrebbe sopraggiungere. Accogliere significa espandere la coscienza e creare uno spazio al nostro interno che contiene amorevolmente questa emozione, come potrebbe fare una madre davanti alla rabbia e alla frustrazione del suo piccolo nei primi mesi di vita.

Comprensione profonda e dialogo

Quindi è necessario creare un dialogo con questa parte di noi ogni qualvolta si manifesta, fino ad arrivare a comprendere "chi", "quale personaggio" dentro di me è arrabbiata/o, cosa l'ha fatto arrabbiare; si tratta di raggiungere un nucleo profondo di noi. Infatti,  ad un primo livello di attenzione, la rabbia ha una funzione adattiva e di sopravvivenza molto importante, ma entrando in uno stato di coscienza profondo di seconda attenzione, è possibile osservare come questa emozione ha anche una funzione protettiva. Sotto la sua scorza energetica dinamica di attacco/difesa spesso si cela un nostro nucleo profondo, ferito e sofferente. Di solito è un bambino arrabbiato, triste e pauroso, che non è stato visto, ascoltato, o è stato abbandonato, tradito, o ha subito un torto, un'ingiustizia. È il nostro bambino interiore, oppure la nostra parte adolescente. Ecco che a questo punto c’ è lo spazio sufficiente per disidentificarsi da questa potente energia,  osservarla, accoglierla profondamente, come ci insegna la mindfulness. A questo punto del lavoro è più facile non essere posseduti da quest'emozione

Togliere la spina dal cuore

Quindi, se ad una prima attenzione è il mondo esterno che ci causa dolore, è un determinato contesto relazionale che evoca in me rabbia,  entrando in una seconda attenzione, in uno stato di coscienza più profondo, ci accorgiamo che è la spina che portiamo nel cuore che causa quella rabbia e che quella sofferenza. Gradualmente, è possibile toglierla e guarire la ferita per entrare in un altro stato di coscienza, più armonico, e in un nuovo stadio di pensiero, lasciando andare totalmente l'identificazione con quell'emozione-stato di coscienza-contesto relazionale-data persona,  magari attorno alla quale si era strutturata e cronicizzata la nostra personalità, il nostro carattere.

Ombra e Luce dell’archetipo

Senza il "lavoro su di sé" è possibile che viviamo solo l'ombra della dimensione archetipica della rabbia, quindi la frustrazione, la distruttività, la terra bruciata che generiamo attorno a noi, l’aridità e il dolore. Ma come  per ogni archetipo dobbiamo ricordarci dell'aspetto in Luce di questa potente  emozione,  ovvero la determinazione, la forza,  il coraggio, l’ “andare verso” (ad gredior), la  spinta alla giusta azione, il volto del guerriero di luce, umile e al servizio del suo Sé, ovvero la sua parte più spirituale. Quindi, la trasformazione di questa prorompente forza grezza che sale verso l'alto può avvenire grazie all'incontro con l'Agape, le qualità più elevate e sottili, che discende al nostro interno incontrandosi con il mondo di sotto, con il nostro mondo ctonio

Meditazione sull’ abbondanza - Grande gesto dell’abbondanza

Immagina l’abbondanza come un fiume, un flusso che non si arresta mai, tutto ciò che è statico genera ristagno e ti allontana dall’abbondanza. Guarda la natura, è sempre in movimento, è un flusso incessante, un alternarsi di cicli, stagioni, stati, forme. È un movimento continuo, ed è sempre in uno stato di pienezza, di abbondanza. Gli elementi acqua, fuoco, aria, terra, si alternano costantemente in una danza. Quando un elemento è presente in minore quantità si genera uno squilibrio e viene a mancare l’abbondanza, ecco lo stato di carenza. Ricordati che tu sei parte di questa danza della Natura. la percezione di esserne separata è un’illusione. Diresti mai che la Natura non è abbondante? La Natura è abbondante in ogni sua manifestazione:  pensa ai frutti, pensa al nutrimento che ci dona ogni giorno, pensa all’aria che respiri, pensa alla terra sulla quale cammini, e all’acqua che bevi ogni giorno.  Ora, percepisci il tuo corpomente, ogni parte del tuo sistema: muscoli, ossa, organi, apparati, pensieri, emozioni, sensazioni, immagini. Cosa ti sta separando ora dall’abbondanza che c’ è fuori di te? Come  senti il tuo corpo? percepisci l’abbondanza  che scorre in esso? Può essere che senti carenze e vuoti in alcune zone, è normale.  Spesso anche gli eccessi creano ristagni e stasi. Senti che in qualche parte di esso l’energia non scorre? Bene, poni l’attenzione in queste zone. Riesci a osservare se in queste parti del tuo corpomente ci sono delle emozioni, dei pensieri o delle sensazioni che ostacolano il flusso dell’abbondanza?  Ora percepisci bene queste parti, mentre dividi e sposti l’attenzione sull’aria che entra e che esce dal naso. L’aria che entra copiosa come un fiume in piena, come il fiume dell’abbondanza. Inizi a respirare, sempre con il naso, ma più copiosamente, e quando espiri porti l’addome verso la colonna vertebrale in modo delicato per fare uscire tutta l’aria. Ecco  il flusso dell’aria  che entra in ogni parte del tuo corpo e va a riempire ogni vuoto, porta movimento dove c’ è stasi e arriva in ogni meandro del tuo corpomente, portando via con sé tutto ciò che ostacola il flusso.  Lo scorrere di questo fiume arriva dove ci sono le emozioni e i pensieri  sedimentati che non permettono al flusso dell’abbondanza di scorrere. È allora che realizzi che l’abbondanza è uno stato interiore. Uno stato dell’essere naturale. Quando sei separata dalla natura, o hai la percezione di esserlo allora per l’abbondanza è più difficoltoso scorrere in te. Quindi, percepisci  il flusso, il movimento interiore, e contemporaneamente percepisci il flusso della natura che vive fuori di te, e metti in connessione il flusso naturale interno con il flusso naturale esterno attraverso il fiume del respiro, e allora puoi realizzare che tra te e il tutto non c’ è separazione, è tutto unito e interconnesso, fuori e dentro sono una cosa sola, ed è allora che ti accorgi che l’abbondanza ti respira, l’abbondanza respira tutti gli esseri viventi che glielo permettono, respira e crea in ogni istante  il mondo naturale che ti circonda, godi e gioisci in questo stato di grazia e di pienezza, sei respirata dall’abbondanza. 

ringrazia

 

Cambia il modo con cui parli a te stessa e realizza il tuo pieno potenziale 

Siamo costantemente condizionati da quello che ripetiamo a noi stessi. Entriamo in circoli viziosi che è difficile interrompere se non ne prendiamo coscienza, se non entriamo in “seconda attenzione”, ovvero, se non stiamo presenti a noi stessi. Nelle situazioni di sofferenza e di impossibilità capita spesso che ci sentiamo giustificati in quello che proviamo, in quello che sentiamo e nei nostri pensieri vittimistici, e cosi perdiamo l’occasione di osservarci. Scadiamo nell’illusione dell’ “oggettività delle cose” fuori e dentro di noi, e cosi finiamo per credere a quei pensieri, a quella sofferenza, e ci cronicizziamo, nella mente e nel corpo, poiché il primo è un riflesso della seconda e viceversa. In questo modo alleniamo sempre gli stessi circuiti cerebrali e ci dimentichiamo di avere un mondo dentro. Questo ci costringe a stare solamente in quel piccolo angolo di corpomente che si lamenta e vede nero. 

Gli alchimisti sapevano bene che al nostro interno c’è un doppio, e lavorano su questo doppio, sull’interiore, sul sottile. Erano coscienti del fatto che se cambiavano l’interno, allora potevano trasformare anche la realtà esterna, ovvero la percezione della realtà, i pensieri sulla realtà, e di conseguenza le loro azioni e comportamenti. Se riesco ad osservarmi in questi momenti di sofferenza, riesco anche a disidentificarmi, a rendermi conto che io non sono quello che soffre, e che è solo una parte di me con la quale il mio centro di coscienza, in questo momento esatto, è identificato. 


Questo riduce notevolmente la percezione del mio spazio interiore. Se riesco a diventare consapevole di questo, a comprenderlo profondamente, allora ho la chiave per uscirne. E così, permanendo fermo nel mio intento di osservarmi è probabile che l’energia del mio corpomente aumenti, e si ricrei spazio al mio interno, uno spazio che può portarmi alla percezione di essere un Unità interconnessa con il Tutto. 


Per rimanere presenti a se stessi e osservarsi ci sono molte tecniche e pratiche di meditazione. Queste servono proprio per espandere la coscienza, e di conseguenza per aumentare la percezione dello spazio al proprio interno. In questo spazio posso, volendo, entrare in una fase energetica ancora più attiva, e creare pensieri-programmi differenti, più propositivi, chiamare ed evocare emozioni nuove, dimenticate, addirittura contattare immagini archetipiche e prendere energia, forza e saggezza da queste. In questo modo sto creando un nuovo me stesso, una nuova immagine di me, che ovviamente non potrà mai prescindere dall’essere in linea con la mia Natura più profonda. 


E’ allora che la realtà esterna mi risponderà in modo diverso, sarò più attento a nuove possibilità e occasioni, non avrò più perdite e dispersioni di energia, poichè la mia energia sarà focalizzata, direzionata, e potrò padroneggiarla. Dalla posizione di passività mi sono portato in una posizione attiva. 


La realizzazione personale è un lavoro interiore ed esteriore costante, è un lavoro artigianale, e come tutti i lavori artigianali può dare enormi soddisfazioni. Non perdere l occasione per risvegliarti in ogni istante, sii presente a te stessa/o 


 

Ecologia Profonda – Bagno di Bosco


 In Natura è facile entrare in contatto con tanti archetipi. Per esempio, mentre cammini puoi accorgerti delle diverse qualità del terreno che accompagna i tuoi passi. Della sofficità della Terra, della sua morbidezza, delle foglie secche che, come un tappeto, attutiscono ogni tuo passo. Ecco l’esperienza della terra come una madre accogliente. Se rallenti la tua camminata e poni la giusta presenza potrai accorgerti quanto ti sostiene, e se ti fermi ti accorgerai che ti sta permettendo di scaricare tutti gli eccessi e le tensioni dai centri energetici situati proprio al centro delle piante dei piedi. Lascia la terra entrare in risonanza con il tuo pavimento pelvico, sentila stabilizzare le tue anche e raddrizzare la tua colonna vertebrale. Il tuo sguardo, i tuoi occhi poggiano sul terreno ed è come se lo toccassero. In questo modo il tuo sistema nervoso si sta autoregolando e autoriequilibrando. Sei in relazione con la Terra. Sentiti accolto/accolta come una figlia che torna a casa dopo tante fatiche, e che proprio ora può lasciarle scivolare verso il basso. Qui, se tu porti unità e gentilezza non puoi che trovare accoglienza e rigenerazione, soprattutto ora che giunge la Primavera. E così, entra in connessione ancora più profondamente e senti la potenza della forza generativa della terra, lo sbocciare e la forza dei primi fiori, l’erba, le gemme sugli alberi; permetti a questa nuova nascita di risuonare dentro di te e sentiti parte di tutto il bosco, di tutta la Natura che stai contemplando. 


 Se percepisci che ti manca radicamento osserva le radici degli alberi, entra in relazione con loro. Puoi percepire la qualità del radicamento, e la possenza delle radici che scavano in profondità e che risuonano nelle tue gambe, scavano verso il basso, nel tuo interiore. Le tue gambe sono come radici, e dalla terra prendono nutrimento. Senti il respiro che entra dal basso del tuo corpo, arriva dalla terra, sono le tue gambe-radici che respirano, prendono nutrimento e lo portano verso il tronco, verso l’alto, percepisci che il tuo corpomente ora è già molto più stabilizzato, è più fermo, ci sono meno pensieri. È dalle radici che parte la spinta per la sopravvivenza, ma anche per la fioritura, la spinta per salire e andare in alto, nei tuoi cieli più elevati; e allora prendi tutta l energia necessaria che ti serve per salire, percepirai anche una attivazione sessuale, è proprio qui uno dei segreti evolutivi, accoglila e falla salire lungo tutto il tuo corpomente. 


  Ora sei a contatto con l’aria, stai portando attenzione alla parte superiore del tuo corpo. lascia che l’aria pervada ogni tuo spazio vuoto, lo riempia e senti che porta freschezza e libertà. Percepisci l’aria fuori di te, l’aria dentro di te, e accorgiti che non si tratta solo di ossigeno, ma di un nutrimento più sottile, della sostanza Aria che è presente nello stesso istante fuori e dentro di te. Riuscire ad intuire questo ti permette di connettere l’interno e l’esterno, trascendendo la dualità nello stesso istante in cui intuisci il Simbolo, l’Archetipo. Tutto è interconnesso, al di là dello spazio-tempo , l’aria ti respira, sei respirata dall’aria.


 Proseguendo il tuo viaggio nel bosco potrai costeggiare il corso di un fiume, ed è possibile che emergano dal suo letto delle pietre, dei massi antichi, che probabilmente sono li da centinaia se non migliaia di anni. Entraci in relazione, entra nel transe di questi massi. Ecco che potrai sentire la risonanza con la forza delle montagne, con la loro possenza, la maestosità e sentirla dentro di te. E allo stesso tempo potrai percepire una gran pace, una mitezza, indisturbata anch’essa da millenni, che è quella dei cieli sorvolati dalle aquile. Esattamente come nella meditazione della montagna, ma questa volta non hai bisogno di chiudere gli occhi. Esplorala profondamente dalla base alla cima e osserva al tuo interno la dualità dalla base salendo diventa Uno in cima, la dimora degli Dèì. Ecco il signore tonante della montagna che dalla cima scaglia lampi, riporta l’ordine verso il basso. Potrai esperire al tuo interno la profonda stabilità delle ossa del pianeta, qualcosa di antichissimo. Sei nel transe delle ossa della terra, che risuonano con le tue ossa, con la tua psiche più profonda e indistruttibile, sentiti montagna. 


E grazie a questa esperienza di maestosità, pace, ma anche di possenza, ora accorgiti del tuo ego, di quanto è presente in questo momento, di quanto si compiace del contatto con questa forza. O semplicemente sta lasciando fluire l’esperienza e il contatto con il transpersonale da umile testimone? Ora, non rimanere incantata dalla massima potenza che hai sperimentato, ma lascia fluire. Lascia che lo Yang incessantemente si tramuti nel suo opposto, lo Yin. Lascia che tutte le tue durezze e le tue rigidità, che la pietra al tuo interno venga smussata e fluisca con il corso d’acqua del fiume che ora osservi. Lascia che il tuo ego ritorni umile. Entrare in relazione profonda con il corso d’acqua farà si che potrai mettere in movimento tutto ciò che dentro di te e fermo, potrai iniziare a scorrere anche tu. Magari c’è un pianto, ci sono delle lacrime che sono lì da tanto tempo. Permetti al fiume di entrare in te, diventa tu stessa il fiume e lo scorrere. Lascia che questo porti via tutti i detriti antichi, i sassolini del tuo corpomente. Lascia che il suono del gorgoglìo dell’acqua ti pervada, sentilo passare attraverso le tue orecchie, è come se bevesse la tua anima, lascia che quest’acqua attraversi il tuo cuore e lo disseti, lo rinfreschi, senti che puoi lasciare andare ancora qualcosa. 


Lasciati curare dalla Natura, dagli archetipi, le qualità Naturali, e non opporre resistenza. Sei nel Sè, nella Psiche, come la intendevano i greci, gli antichi. Tutto è Sè in questo momento. Ogni cosa della natura può riflettersi in te, e ogni parte di te può riflettersi nella Natura. Cogli questo prezioso momento per sciogliere l’illusione di essere un’entità separata, divisa dal Cosmo, dagli altri esseri umani. Sei il Tutto nel Tutto. Riconosci l’Anima del mondo, la tua Anima nel mondo, fai Anima

 

 

4 parole magiche per trasformare una situazione di sofferenza 

 

Ci siamo mai chiesti quali sono gli ingredienti segreti per trasformare una situazione di sofferenza? ecco le parole magiche per qualsiasi percorso evolutivo. 

 

La prima è CONSAPEVOLEZZA. Se non siamo consapevoli non possiamo innescare nessun processo di trasformazione, perché gli elementi in campo ci agiscono senza che ne siamo, appunto, consapevoli. C.G Jung spiega bene che, finchè le parti in ombra non diventano consapevoli, queste ci possono agire. E' solo quando noi le portiamo davanti alla nostra vista che possiamo cominciare a innescare un processo di trasformazione. 

 

E quando diventiamo consapevoli che succede? 

Aumenta il LIBERO ARBITRIO, che è la seconda parola che ci serve. Grazie alla consapevolezza io divento consapevole di un elemento nuovo di cui non sospettavo l'esistenza, e questo a volte bastare per innescare la trasformazione, ma altre volte non basta, e la consapevolezza da sola non produce la trasformazione desiderata. Questa è la trappola del dire "io sono consapevole ma non succede niente". A volte non è un processo processo automatico. Prima di essere consapevole vedevo una realtà, ora vedo una realtà più ampia, avendo incluso delle parti che prima non erano consapevoli e aumento la mia possibilità di scelta, ovvero se rimanere nella situazione in cui sono o scegliere di cambiare attivamente. In ogni caso teniamo presente che non siamo mai a possibilità di scelta zero. Anche nei casi in cui la consapevolezza non è amplissima stiamo sempre scegliendo. Più sono consapevole più posso scegliere, e questo è un momento duro in ogni caso, perché capiamo che il cambiamento è sotto la nostra responsabilità. La tendenza alla regressione in questi momenti è fortissima. 

 

Quindi, qual è la terza parola che ci viene in aiuto ora? CORAGGIO. non vuol dire assenza di paura, anzi è proprio nella notte più buia e profonda che emerge questa qualità. Molto spesso non siamo noi a forzarci di trovarlo, ma il coraggio si compie dopo un lungo processo alchemico al nostro interno. Questa qualità sublime ci permette di esercitare il cambiamento . La trasformazione c' è se queste cose lavorano assieme. Posso anche dire: "riconosco in questo momento che non sono ancora pronta/o, che non riesco ancora a gestire il mio senso di colpa e quindi permango, ma attenzione, ora permaniamo nel contatto con il problema ad un livello di consapevolezza totalmente diverso e ad un livello di sofferenza totalmente diverso, perché è una sofferenza che comincia ad essere sotto il nostro libero arbitrio e controllo. Quindi capita spesso che da impotenti vittime degli eventi, diventiamo noi che scegliamo e siamo consapevoli. e questo fa si che cambiamo totalmente la percezione di noi, su tutti i livelli: cognitivo, emotivo, delle relazioni oggettuali. magari non è la trasformazione grande che ci stiamo aspettando ma, in questo momento, è esattamente la trasformazione di cui abbiamo bisogno, al livello di consapevolezza in cui ci troviamo. Ognuno di noi è esattamente nel luogo in cui deve essere, nel posto in cui deve essere, nel momento in cui deve essere, per la sua evoluzione, dobbiamo solo aumentare e allargare la nostra consapevolezza e la nostra presenza. 

 

Poi c'è una quarta parola molto importante quarta molto più transpersonale. Quale può essere? FIDUCIA, nel senso di resa. Fiducia nel vedere un disegno dell'esistenza, poichè la vita non è matrigna. Avere fiducia significa resa a tutto, a ciò che siamo, all'esistenza, resa, nel senso di abbandono al nostro trascendente. 

 

Tratto dagli insegnamenti della Dott.ssa Laura Beccaluva 


 

MODO ULTERIORE – OLTRE OGNI DUALISMO RIPOSA LA TUA VERA ESSENZA 

Può capitare di trovarci in una dinamica cronicizzata, in un dualismo che ha avuto origini molto antiche che risalgono nella nostra infanzia oppure ancora più antecedenti. La sensazione è quella di trovarsi immersi in un tentativo duale di azione e reazione, senza successo e con un dispendio notevole di energia e fatica.

Nella nostra infanzia accade che il nostro intero sistema, crescendo in relazione agli oggetti primari di amore (spesso e volentieri i nostri genitori), a seconda della relazione di cura che abbiamo vissuto, memorizzi con un netto dualismo due modalità principali di stare al mondo: una che è riconosciuta come totalmente disfunzionale e non adattiva alla sopravvivenza, spesso e volentieri la polarità passiva (ma può essere vero anche il contrario) e una che è riconosciuta come la modalità adattiva e funzionale alla sopravvivenza, che a volte è una maschera di compiacenza che ingessa il nostro istinto vitale, e altre volte è un sovradosaggio rispetto a quello che siamo nel profondo, quindi probabilmente sarà una maschera di ribellione. (Consideriamo per ora solo questi due esempi rispetto alle molteplici possibilità).


Di solito il sistema connota negativamente la prima polarità e la vede come rinuncia, debolezza, passività, sensazione di essere invasi, non visti. Oppure, può essere che la vede come un “eccesso” di forza, di aggressività e di esuberanza che in qualche modo non è accettata e quindi viene fortemente limitata: in entrambi i casi si tratta della una ferita “primaria” che il nostro bambino, la nostra bambina ha ricevuto per non essere stato visto, accolto, accettato, compreso, riconosciuto per quello che è. A quel tempo, la soluzione del nostro piccolo o della nostra piccola è stata indossare una maschera, che ci ha consentito di entrare nella seconda polarità. In ogni caso, questa maschera è fondamentale, come ho specificato prima, e consente a tutto il sistema di sopravvivere. 


Dunque, la seconda polarità è la polarità reattiva, indotta da un’azione precedente, ovvero la ferita di cui abbiamo appena accennato. Si tratta del tentativo di liberarsi, di mostrare forza, di farsi sentire e vedere, il desiderio di dinamismo contrapposto alla stasi (che, per esempio, il bambino, a seconda dell’imprinting, vive come oppressione). Attenzione, come ho detto poco sopra, può accadere esattamente la stessa cosa invertendo le polarità. Si pensi ad esempio quando il bambino, con la sua energia incontenibile, ad un certo punto, vedendo che il pianto non è compreso e accolto dal genitore ma, anzi, genera rabbia, ecco che è costretto a trattenere sia l’emozione che il dolore e a mettere su una maschera. Dunque, in entrambi i casi, si tratta comunque di una "reazione" rispetto alla posizione naturale nella quale vorrei stare, e quindi trattasi di una dispersione di risorse e di energia che affatica sempre e comunque il sistema, poiché è correlata ad uno stato di attivazione e a volte allerta.


Ed ecco che, in questo modo, si struttura il nostro carattere, e si strutturano le nostre corazze caratteriali. Ripeto, ciò che accade, in ogni caso è essenziale per la nostra sopravvivenza e per il nostro adattamento.. da bambini. Così passano gli anni, siamo adulti e per diversi motivi decidiamo di intraprendere un percorso di terapia o di crescita personale: ecco che arriva il momento illuminante in cui ci accorgiamo che siamo ancora agiti da questi dualismi, ma questa volta, oltre che in famiglia, li riproduciamo anche con le persone a noi vicine, per esempio nelle relazioni di coppia, nelle amicizie, sul lavoro etc, e a volte con la stessa intensità con cui si sono creati nel nucleo famigliare di origine. 

 

 Per esempio, può capitare che ci identifichiamo con la parte che cerca la libertà dentro di noi, che ci ha consentito in qualche modo di sopravvivere e così rischiamo di essere una bomba ad orologeria all’interno di una relazione. Se solo il partner diventa un po’ troppo premuroso nei nostri confronti, ecco che esplodiamo e lo distanziamo. E così poi, poco tempo dopo, ci ritroviamo a desiderare nuovamente la relazione, e il giro si ripete. Tradotto nella famiglia d’origine potrebbe essere “Se io mi arrendo a mia madre e alle sue cure premurose ho la sensazione invasa, e allora mi difendo”, entrando però in una difesa duale. E questo è solo uno dei tanti possibili esempi che si potrebbero fare. 


Questa è la gabbia dei dualismi, e in questo modo è mantenuta l’oscillazione tra queste due parti. Come si può uscire da questa gabbia duale? Ebbene, per liberarsi, come disse un mio maestro: “ Non c’ è altra via di uscita, è dalla strettoia che devi passare!!”. Esattamente, non c’ è nessuna scorciatoia, nessun metodo alternativo e nessuna soluzione preconfezionata. Pur volendo rifuggire questo lavoro ce lo ritroveremmo in salse diverse nei diversi percorsi di crescita che si intraprendono. Dunque, a tale scopo, è bene armarsi di pazienza e della sensazione di stare compiendo una grande operazione alchemica al proprio interno, di essere degli artisti e degli artigiani di se stessi. Proprio così, si tratta di estrarre dal Due, l’Uno, l’Essenza, lo Spirito. Per questo è molto importante sviluppare al nostro interno un forte osservatore, riuscire a vedersi in retrospettiva in diverse situazioni della nostra vita e scattare una fotografia che ci mostri chiaramente il nostro dualismo. Ed ecco allora che mentre siamo immersi nella nostra vita arriva l’insight “ah ecco, lo sto riproducendo proprio ora!!”. Ed è solo quando mi accorgo di essere in gabbia e in quale gabbia, che mi accorgo di tutto lo spazio che ho attorno, e con la chiave giusta posso uscirne. 


E ancora, come disse un mio maestro: “La via è sempre un due che si fa uno, un trascendere e includere questo”. Ma come si risolve tutto ciò? “passando dalla strettoia”, e questo a volte significa entrare profondamente nella sofferenza che questo dualismo ci genera, “restare.. anziché andare via”, entrando fino in fondo nel dualismo nel quale ci si trova, e ricordandoci che la nostra vera Essenza riposa al di sotto, o al di sopra, di questo dualismo, e si trova proprio nel Modo Ulteriore. Non si tratta di un lavoro né semplice, né immediato, poiché significa riuscire a smascherare la parte reattiva (forte o debole che sia) e distaccarsene. Infatti, se questa parte tempo addietro ci ha portato in salvo sarà difficile, una volta adulti, convincere il sistema che va tutto bene, che non c’è più pericolo e che possiamo “lasciare andare”.


Una domanda fondamentale in tale lavoro è questa, ovvero chiedersi “chi si sente invaso, oppresso, non visto, non considerato?” “quale parte al mio interno?”. Ovviamente la risposta a livello cognitivo è semplice: il bambino, la bambina. La difficoltà sta proprio nel riuscire a sentire questo, a comprenderlo profondamente e a lasciarlo andare. Riuscire a cogliere profondamente la propria Essenza che riposa oltre questi dualismi è un lavoro di immersione e disidentificazione costante, uno sforzo quasi artigiano, oserei dire, ma alla lunga è proprio l’attrito generato da questo “sforzo del ricordarsi” che, oltre alla preliminare e necessaria pulizia dalle emozioni più pesanti, crea il Modo ulteriore, che riposa in una nuova Immagine di noi stessi che nel frattempo siamo riusciti a generare. 


Ciò che cambia, in definitiva, è la percezione di ciò con cui siamo in relazione, e questo grazie al fatto che il nuovo punto di osservazione, ovvero la nuova immagine di noi stessi che si è creata nel tempo e con cui ora siamo identificati ha trasceso e incluso quel dualismo. Chiaramente, le antiche memorie potrebbero essere sempre lì, e a volte possiamo anche tornarci, ma questo ora accade per un tempo molto limitato, con più padronanza e presenza e senza la dispersione energetica ed il vortice a spirale inversa che si generava precedentemente. Di fatto, la mia quota di energia è aumentata, e aumentando mi ha permesso di fare un salto, che è coinciso con un cambio del mio stato di coscienza, dello stadio di sviluppo di coscienza in cui mi trovavo, e questo ha permesso una profonda modulazione e trasformazione dei miei stati emotivi e cognitivi connessi. 

 IL TIMONIERE INTERIORE – IL POTERE DELL’INTENTO IN UN PERCORSO

In qualsiasi terapia è molto importante sviluppare questa figura interiore. Quando iniziamo un percorso, di qualsiasi tipo esso sia, è importante chiarire l’intento. A volte capita che percorrendo il cammino questo intento cambi, poiché diventiamo più consapevoli, ed entrando in profondità si disvela un mondo che non pensavamo neanche di conoscere. In ogni caso, soprattutto all’inizio, può accadere che emerga una chiara volontà, che è quella di stare bene, relativamente al problema che si porta. E’ importante che questa chiara volontà venga manifestata con un chiaro Intento, come se fosse qualcosa che diciamo a “chiare” parole a noi stessi. ( Molte altre volte invece pare già difficile avere chiarezza su questo punto. In ogni caso ci si può lavorare). E così ci si affida e si entra nel processo, si inizia a stare bene, ad avere dei miglioramenti, magari anche immediati. 

 

Il viaggio è iniziato, la nave è salpata con tutto l’equipaggio a bordo. Già qui sarebbe necessario un primo step di consapevolezza, ovvero, che siamo noi i capitani, o meglio, da semplici mozzi incerti quali ci riconosciamo ora, prima o poi, a seconda del nostro grado di risveglio, potremmo riconoscerci capitani (già! perché in qualche modo la nave è nostra anche se ancora non lo sappiamo). Ma all’inizio è impossibile rendersene conto, e sarebbe anche un po’ precoce, dato che ci stiamo affidando ad un professionista, sia esso l’insegnante di yoga, un terapeuta, un maestro etc. Il dato certo è che siamo su una nave, la nave sta salpando e, come in ogni viaggio, non ha senso tornare indietro se prima non si è raggiunta la meta…. (altre volte per alcuni il viaggio è già iniziato e si trovano su un isolotto di salvataggio in alto mare). Ma, per ora, andiamo con ordine. Dicevo, non si può tornare indietro, o meglio, certamente, tutto si può fare, ma ricordiamoci le condizioni che ci hanno spinto a partire. 

 

Forse è successo qualcosa al nostro interno o all’esterno di noi, qualcosa si è mosso e ci sta facendo stare male, non ci riconosciamo più, è troppo tempo che ignoriamo una situazione che ormai da acuta è diventata cronica, “nel punto in cui mi trovo ora c’è un senso di disperazione e non riesco più a vivere”, “forse sento semplicemente di dover fare dei cambiamenti”. Ecco, possiamo già osservare che non è conveniente tornare indietro, da qualche parte nella nostra psiche è richiesto un cambiamento, più o meno profondo! Per continuare la metafora del viaggio, dunque, ecco che arriva la Chiamata, la Necessità, come una Dea, spesso portatrice di dolore, che ci intima di seguirla e di metterci in viaggio, ci fa lasciare casa e imbarcare sulla nave. Titubanti, resistenti, oppure fortemente convinti, iniziamo così ad entrare nell’ordine di idee di intraprendere questo viaggio e all’inizio sembrerebbe andare bene, e a mano a mano prendiamo confidenza con le acque e la navigazione procede stiamo anche meglio, finchè.. 

 

arriva la tempesta!! Ci ritroviamo spiazzati a fronteggiarla, non ci da tregua, ricadiamo nella stessa dolorosa condizione precedente, e a volte anche peggio. Ma come? stava andando meglio? Ed ecco la fatidica frase, “ma io voglio tornare quello di prima”. E così si ricade in una modalità regressiva, che fa sì che il campo di coscienza si restringa, quasi a chiudersi e focalizzarsi solo sull’evento negativo che si è vissuto quel giorno, ovvero la tempesta, dimenticandosi dei progressi ottenuti finora. Giunti a questo punto il pensiero di ritornare indietro diventa un’apparente àncora di salvezza, ma in realtà potrebbe essere proprio questo il momento di ricordarci di prendere in mano il timone della nave, e tenere la barra al centro!! Ciò significa, almeno all’inizio, riportarci anche solo al seme dell’intento che abbiamo espresso davanti a noi stessi, e di cui è testimone il terapeuta, il maestro, l’insegnante di Yoga o chi altro. Ovvero, si tratta di onorare quella parte di noi che, in uno dei primi incontri, ha espresso la forza, la capacità, e la volontà di stare bene e raggiungere quella meta. In queste prime fasi si tratta anche solo di un ricordo di quel seme

 

Man mano che procediamo lungo il viaggio può essere che la tempesta ci sbatta giù, ci faccia cadere, ci dirotti altrove, ci demoralizzi. È esattamente quello che sa accadendo e questo significa viversi fino in fondo la frustrazione, la rabbia e lo spaesamento, questo significa tollerare l’incertezza. Più e più volte ci potrà capitare di trovarci in questa situazione, ed è a questo punto che va considerato un altro ingrediente alchemico fondamentale, che spesso sfugge alla mente, ovvero la benedizione del tempo, molto cara agli Orientali, e conosciuta dagli alchimisti come la “Santa Pazienza”. Dopo diverse volte che mi ritrovo in questa situazione, che oramai, in qualche modo, la conosco, ne riconosco lo svolgimento, vedo chiaramente le strutture e le regolarità che reggono questa esperienza, ecco che inizio a non averne più paura, e riesco ad andare oltre la rabbia e la frustrazione del mio bambino, che non sono più incandescenti come prima, ma molto più gestibili e anzi mi danno la spinta giusta. Ecco che allora è giunto il momento in cui può accadere una trasformazione importante perché capisco che non posso più evitare quel mostro, e devo per forza passare da lì, ed essendo una questione di vita o di morte, è allora che sono davvero disposto a tutto. Quindi possiamo rialzarci, metterci al timone e riprendere il nostro Intento, consapevoli che nulla di quello che abbiamo fatto finora è andato perso, ma tutto ha contribuito profondamente al lavoro. In termini tecnici, abbiamo preso contatto con la nostra Forza (Spada), che è rimasta nel nostro Forno Alchemico a cuocersi (Metallo) fino al punto esatto in cui è diventata pronta all’utilizzo, e l’abbiamo messa in contatto con il Blocco, guardandolo negli occhi e dicendogli “sì”. Questo è l’esatto momento in cui Perseo con lo scudo lucente affronta Medusa riflettendole la sua immagine e pietrificandola. Ecco che dal collo mozzato della Gorgone escono il cavallo alato Pegaso, e il guerriero Crisaore con la Spada dOoro. In questo modo abbiamo mobilitato e trasformato il blocco, contattando delle risorse e delle qualità al nostro interno che mai avremmo pensato di avere. Questo è profondamente trasformativo. Questo è il potere dell’Intento. In Biotransenergetica potremmo parlare di un Ciclo Primario in cui si sono compiute le qualità energetiche di Osservazione, Accettazione e Consapevolezza (il quale richiede a volte un tempo piuttosto lungo), e di un Ciclo Secondario in cui si stanno per compiere le qualità di Contatto (Terra), Mobilizzazione (Acqua), Direzione (Aria) e Trasformazione (Fuoco).

 

A questo punto si capisce che la meta a cui tendevamo potrebbe essersi trasformata, perché noi siamo cambiati. In realtà, la meta profonda a cui tende la nostra Anima rimane sempre qualcosa di cui ci è preclusa la chiara conoscenza, fino a che non la raggiungiamo e ci sediamo sopra. Si tratta di un Immagine che è già al nostro interno, di qualcosa che è in gestazione dentro di noi, ma per raggiungerla abbiamo bisogno di togliere tutto ciò che ci separa da essa, tutto il superfluo, e quindi sorge la necessità di creare una struttura che contenga la nostra nuova Forza conquistata. Gurdjieff avrebbe chiamato questa operazione alchemica come “cristallizzazione”, l’arte Biotransenergetica parla di “permanenza del contatto” e noi lo facciamo tenendo fermo il nostro Intento, anche e soprattutto nel momento della tempesta. 

 

Va considerato che in mare aperto le tempeste non sono gli unici imprevisti che ci possono capitare. A volte possono esserci anche delle melodie di sottofondo, dei temi, a volte delle note transgenerazionali, che se all’inizio li sentiamo molto lontani, ad un certo punto arrivano con tutta la loro forza a conquistare la totalità della psiche. La sensazione è quella di un maltempo costante, di una nebbia di morìa mentale, o di una notte che pare non finire mai, lasciando cadere ogni barlume di speranza, come potrebbe essere stato per i marinai del poema “The Rime of the Ancient Mariner” di Coleridge, dopo l’uccisione del gabbiano. In queste situazioni, a volte, può essere anche più difficoltoso perché è come se mancasse l’energia sufficiente e, quindi, dobbiamo fare uno sforzo di volontà un po’ più forte per riuscire ad essere presenti, osservare la nebbia che abbiamo intorno e ricordarci della direzione da mantenere. Comunque, senza entrare nel merito di una patologia in particolare, ma lasciando il campo più aperto possibile, possiamo sempre avvalerci del potere del nostro timoniere. 

 

Il potere ricentrante di questa operazione psichica è qualcosa di straordinario e si può attuare nei modi più disparati, c’è chi si mette nella posizione della non dualità ( tipica di tante discipline, dal Teatro, al Tai Chi, alla Bioenergetica etc), ovvero mantenendo la posizione eretta del corpo, con le piante dei piedi ben piantate a terra, caviglie e ginocchia piegate, inguini sciolti, ombelico verso la colonna, colonna dritta, spalle abbandonate, mento leggermente sul petto e respiro fluido. Oppure c’ è chi medita, chi fa Yoga, chi corre, chi dipinge, chi fa arti marziali. In ogni caso, una volta che interiorizziamo nel corpo e nelle nostre cellule questo atteggiamento, un volta che ci radichiamo profondamente e lo facciamo radicare in noi, basta anche solo il pensiero, il ricordo per far vibrare l’Intento al nostro interno.

 

Ed ecco che, quando arriva la tempesta, quando arriva la melodia di sottofondo e i pensieri ricorrenti che tentano di affondarci, ci ricordiamo di essere i timonieri, ben radicati, che tengono la barra dell’Intento fissa al centro. A questo punto abbiamo creato uno spazio al nostro interno, il campo di coscienza che si stava chiudendo si apre, e c’ è lo spazio di manovra sufficiente per lasciare andare l’attaccamento e disidentificarsi, cambiare stato di coscienza, e posizionarsi in un altro stadio di coscienza. Ora possiamo osservare che è il viaggio che ci ha trasformato, che abbiamo più padronanza, più apertura, ed ecco che, se non è già capitato prima, possiamo riconoscerci capitani della nostra nave, scegliere la direzione, accorgerci dei venti, impostare la rotta che vogliamo seguire e navigare. Ulisse ha costantemente in mente il ritorno verso casa e questa qualità transpersonale è qualcosa di antico che va a stabilizzare immediatamente il corpomente.